In un intervista concessa al settimanale Sport Week, Moise Kean ha parlato di sé a 360 gradi: dalla sua vita privata, all’approdo a Firenze, ai compagni che ha trovato qui, fino al ritorno in Nazionale. Ecco le sue parole: "Sono una persona molto particolare. Ho un modo di vivere tutto mio", dice Kean, che confessa di esprimersi spesso in maniera diretta ma di essere anche una persona molto silenziosa che osserva tanto ciò che gli accade in torno. Concetti che vorrebbe trasferire anche al figlio Marley, con il quale Moise ha rivelato di voler costruire un rapporto solido, a differenza della sua esperienza con il padre assente. "È importante che lui sappia fin da ora che io ci sarò sempre per aiutarlo e dargli un consiglio”, ha detto Moise, che di consigli ne ha ricevuti tanti dalla madre, figura cruciale nella sua vita: "Mia mamma lavorava tanto, mio fratello era lontano, e io avevo la mia famiglia sulle spalle, come è tuttora. Mamma non voleva lasciarmi andare perché preferiva che studiassi. I dirigenti della Juve le dissero che nel convitto dove sarei andato a stare, avrei pure studiato. Faticarono un po’, ma alla fine riuscirono a convincerla".
È alla Juve che l'ultimo anno ha avuto un brutto momento legato ad un infortunio che ha condizionato quasi tutta la stagione: "Nella mia testa visualizzavo il tiro, il dribbling, la finta, poi non riuscivo a metterli in pratica e pensavo: “Cazzo, non ci riesco”. Ma sapevo che dopo il buio torna la luce e quindi anche per me sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dimostrato a tutti chi sono e di cosa sono capace". Ad aiutarlo ci hanno pensato la famiglia, la fede in Dio e in parte anche la musica, che ascolta da quando era bambino e che condivide con Leao: "Con Rafa stiamo lavorando ad un disco insieme. È un amico, un ragazzo d’oro. L’ho conosciuto tanti anni fa giocando contro in nazionale e da lì abbiamo mantenuto un legame molto stretto. La connessione che ho con lui e con McKennie non ce l’ho con altri, nel calcio”.
A Firenze ha trovato Gosens, il quale anche lui ha svelato di aver vissuto momenti difficili in passato ed aver avuto bisogno di un aiuto esterno. Questo le persone spesso non lo capiscono perché vedono i calciatori come supereroi multimilionari indistruttibili. Ma spesso non è così: "Io sono uno normale, come tutti, come quelli che alla domenica mi guardano giocare. Sono sempre io, Moise, quello che sta con gli amici, si diverte con loro e ogni tanto insieme a loro fa le cazzate di un tempo. Non sono mai cambiato per nessuno, non ho paura di nascondere o modificare l’immagine che do di me. Se c’è da scherzare, scherzo; se c’è da litigare, litigo. Dopo la scuola, da bambino, andavo in oratorio a giocare a calcio con gli altri. Lo farei ancora adesso, dopo l’allenamento, ne avrei voglia ma so che non posso, non mi è permesso. Ma è una delle cose che mi mancano di più”.
Di pressioni per il calcio lui non vuol sentirne parlare, nonostante abbia vissuto un'infanzia da golden boy che lo ha portato ad essere il primo Duemila a segnare in Champions e il secondo marcatore più giovane nella storia della Nazionale. Attese che nel frattempo si sono un po' perse, anche se Kean ha appena 24 anni e sta lavorando molto sul proprio gioco: "Ho cercato di studiare meglio il mio ruolo. Prima cercavo la giocata a tutti i costi, adesso cerco di correre e pressare per aiutare la squadra. Se voglio essere un leader devo farmi il mazzo".
E c'è da dire che il mazzo per ora a Firenze se lo sta facendo, non a caso è uno dei giocatori che calcia di più in porta in tutta la Serie A. Complice anche un'intesa con il tecnico Palladino che si è instaurata fin dal primo giorno, con il tecnico viola che gli ha ridato quella fiducia di cui tanto necessitava: "Io e il mister ci intendiamo bene. Mi ha aiutato molto, in campo e fuori. È una persona ambiziosa, che ama le sfide e noi siamo una squadra piena di talento che può far bene". E a sperarlo sono innanzitutto i tanti tifosi viola, che si sono subito dimenticati del passato bianconero di Kean, accogliendolo e coccolandolo fin dal primo giorno. Un trattamento che ha fatto piacere al ragazzo in primis, che sul futuro non si sbilancia ma che forse ha capito di aver trovato finalmente una casa: "Per stabilire il futuro è ancora presto, ma adesso torno a casa col sorriso. Era una cosa che mi mancava da un po’"
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