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Immagine del redattoreManuel Santi

Comuzzo a vivoazzurro: " Mi ha spinto a giocare mio papà, mi ispiro a Chiellini. Sul mio esordio in Serie A...."

A VivoAzzurro ha parlato Pietro Comuzzo - difensore centrale classe 2005 della Fiorentina - convocato da Spalletti con la Nazionale per la prima volta in carriera.

Il giovane prodotto del vivaio viola ha rilasciato una lunga intervista nella quale si è soffermato su diverse tematiche, parlando di tutta la sua carriera fin'ora, dell'esordio in Serie A ma anche trattando tematiche più profonde come la perdita della madre, avvenuta lo scorso anno.

Le sue parole:


Sulla convocazione in Nazionale:

un onore essere chiamati in Nazionale perché quando uno gioca poi dà tutto. Essere qui è un riconoscimento per ciò che sto facendo e una soddisfazione. Il calcio per me è tutto: sia un lavoro che un modo per potermi esprimere ed essere felice. Colui che mi ha spinto a giocare è stato mio papà che faceva il portiere e mi ha trasmesso la sua passione"


Sui suoi primi passi nel mondo del calcio:

"Ho iniziato giocando nel Tricesimo e poi sono passato all'Udinese, dai 6 anni ai 13. Poi sono stato un anno al Pordenone e ormai da sei anni sono a Firenze. Il primo anno alla Fiorentina, nell'Under 15, ho giocato insieme a mio fratello Francesco; averlo lì è stato più facile per potermi integrare, dato che non conoscevo nessuno".



Sul suo punto di ispirazione:

"Mi ispiro a Giorgio Chiellini e alla sua leadership, sia dentro che fuori dal campo. Mi piacerebbe potergli chiedere qualche consiglio".


Sulla perdita della madre:

"L'anno scorso ho perso mia mamma e in quel periodo essere stato a Firenze, lontano da lei, mi ha pesato. La sua perdita mi ha dato una spinta interiore a fare sempre meglio per lei. Certe volte avere persone care vicino a te sembra scontato ma poi da un momento all'altro le perdi. Ha fatto male, ma la bravura della mia famiglia è stata quella di rimanere uniti anche in un momento del genere, in cui ci siamo dati la forza per andare avanti".





Sul suo esordio in Serie A con Italiano:

"Eravamo verso la fine della partita e stavamo vincendo 2-1. Io ero seduto in panchina, non mi stavo nemmeno riscaldando. Poi ad un certo punto il Mister mi chiama e mi dice di andare a scaldarmi. È stata una cosa molto veloce, sul momento non ho avuto neanche modo di capire cosa stava accadendo. Me ne sono reso conto soltanto a fine partita sentendo la mia famiglia e i miei amici"




Ancora sulla Nazionale:

"E' sempre un'emozione ricevere la chiamata, poter giocare con questa maglia e cantare l'inno. È un'emozione che non si può raccontare ma solo vivere. Si fa gruppo stando insieme, parlando e lavorando al meglio che si può. I ragazzi qui sono tutti straordinari".


Sulla sua vita personale:

"Fuori dal campo sono una persona normale. Quest'anno ho finito il liceo, studio, mi piace leggere e sto spesso in casa a seguire tanti sport: Moto GP, Formula 1, Atletica, Ciclismo, Basket, Tennis, mi piace tutto.

Ora sto leggendo un libro legato al ciclismo.

Un altro idolo è Lebron James, soprattutto per quanto lavora e per l'età che ha".



Sui sogni a livello di club e Nazionale:

"Giocare un Mondiale con l'Italia e magari anche vincerlo; a livello di club vorrei vincere la Champions League. Se bisogna sognare è bene farlo puntando più in alto possibile".




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