Torna la rubrica più noiosa di Spaceviola, e oggi lo fa, nonostante il titolo, parlando non di tre punti conquistati sul campo, bensì si riduce a essere una lista degli attuali problemi della Fiorentina. Buona lettura.
1. Mancanza di ordine
Dopo otto partite ufficiali, è preoccupante quanto la squadra non abbia davvero delle certezze in campo. Per ora, la Fiorentina nel complesso è indietro nell'assimilazione di nuovi principi di gioco, al limite del rigetto, e resta a metà di un guado alla ricerca quasi disperata di certezze. La partita contro l'Empoli, più di altre, ha mostrato anche in piccoli episodi di gestualità le incertezze dei giocatori, perfino frustrati nel non riuscire a svolgere i compiti richiesti. Siamo una squadra distesa su un campo lungo che non riesce a governare tali distanze, una squadra che vorrebbe palleggiare per poi andare negli spazi ma non sa bene come uscire dalla pressione avversaria, una squadra che o sfoga sugli esterni concedendo però tutte le corsie agli avversari, o resta contratta e coperta affidandosi solo alla capacità di Kean di gestire i palloni diretti.
Il ritorno - per necessità virtù - alla difesa a quattro, lungi dall'essere la soluzione a tutti i mali, è valso soprattutto in un tentativo di rimettere i centrali a lavorare in coppia e a coprire meglio le corsie in entrambe le fasi. Ha funzionato per i centrali poco sollecitato, e ha funzionato a destra, dove Dodô conferma la sua sostanziale indifferenza rispetto al lavorare da "quinto" o nella linea difensiva; non ha funzionato a sinistra, dove Gosens ha perso la possibilità di attaccare l'area, e ha faticato a risalire tutto quel campo in zone che peraltro venivano spesso congestionate dagli arretramenti di Gudmundsson, nonché dall'apertura, in prima costruzione, di Cataldi. L'ex Lazio ad esempio ha giocato una partita di grande applicazione, cercando di volta in volta di compensare gli squilibri della squadra nel disporsi in campo. Necessario, ma non sufficiente, specie se al caos dell'islandese si assomma là in mezzo quello di Bove, importante nella riaggressione (non abbastanza però) ma drammatico nella gestione del pallone.
2. Mancanza di leadership
Quando le cose vanno male, ci sono giocatori che si prendono la squadra sulle spalle e alla loro maniera la tirano fuori dal pantano, con un tackle in più o un guizzo in dribbling in più. Alla Fiorentina, nel momento di difficoltà, continua a mancare questo giocatore. Carenza storica, in parte figlia della discontinuità dei suoi leader tecnici anche negli anni passati (dove, spesso e volentieri, era Bonaventura a provare a prendere per mano i compagni), e della sostanziale inaffidabilità dei momenti più difficili dei suoi leader emotivi (come capitan Biraghi). A Empoli, partita dove peraltro la fascia è finita curiosamente - dopo un'estate passata sul mercato - a Kouame per diritto di anzianità, si è vista ancor di più il mancato amalgama tra i giocatori più importanti della squadra, tra piccoli battibecchi, poca intesa e alcuni (es. Colpani) al limite dell'irriconoscibilità nel nuovo contesto.
In questo, la centralità che Gudmundsson sembra meritare per le sue qualità sportive necessita quantomeno di limature per un carattere fumantino e non esente da stupidaggini più o meno gravi, mentre la scelta tattica dell'arretramento di Gosens anche sul piano dell'incisività è finito per relegare a ruolo di contorno il disciplinato esterno tedesco, finendo per far perdere ulteriore mordente alla squadra. Serve più maturità e soprattutto più collaborazione in campo, ma in questo - di nuovo - è preoccupante il ritardo dell'allenatore nel dare una qualsivoglia cornice alla squadra, ancora lontana da una propria identità.
3. Tanto fumo
Per ora, Palladino (e la squadra) godono ancora delle maggiori fra le attenuanti. Il completamento del reparto di centrocampo all'ultimo giorno di agosto, l'inserimento tardivo - e non ultimato - del sostituto di Nico Gonzalez, la pessima condizione di Colpani e di un Pongracic (giocatore prescelto come architrave della difesa) già fermo ai box sono tutti fattori che hanno complicato il percorso di ricostruzione della Fiorentina.
Detto questo, come già accaduto in passato, lo scollamento tra le dichiarazioni anche spigliate di mister (e dirigenti) ai microfoni e resa sul campo ha già smesso di esser un simpatico siparietto per trascendere nell'irritante. Al di là dell'entusiasmo mostrato dal dg Ferrari verso l'approccio offensivo al gioco della Fiorentina (un solo gol su azione, quello di Kean a Bergamo, sui 7 segnati in campionato, ndr), Palladino post-Empoli si è detto soddisfatto di aver subito poco e, a domanda sul modulo, della maturità raggiunta dalla squadra nell'interpretare sia la difesa a 3 che a 4. Ok, al 15 di luglio poteva starci diplomaticamente il sottolineare la discontinuità sul passato e far sfoggio di una maggiore malleabilità rispetto al predecessore. Al 30 di settembre, con una sola vittoria su 8 gare ufficiali e palesi difficoltà sul come stare in campo e come sviluppare gioco, sottolineare gli zero gol subiti contro l'Empoli e la maturità tattica sa, scusate, di presa per i fondelli.
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui.
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