1. Terrorismo psicologico
Ovvero, quelle scontate vibrazioni di catastrofe imminente che fanno vibrare la troposfera viola. Emotività di una piazza tanto calda ma per certi versi infantile nelle reazioni, probabilmente anche più irritata di quanto voglia ammettere per aver visto fermarsi la sua serie di vittorie proprio in questa partita, così sentita al di là dell'Appennino (e sulla sua panchina) e forse in fondo non solo lì.
Comunicazione di servizio: non è successo nulla. Perché perdere a Bologna brucia ma non è una catastrofe, e d'altronde qualche limite la squadra di Palladino (ieri non in panchina per lutto: un abbraccio mister) doveva pur mostrarlo. Specie in termini di controllo della partita. In fondo, al Dall'Ara è successo proprio questo, ovvero che dopo un primo tempo molto combattuto e segnato da duelli e lotte per le seconde palle, il Bologna ha avuto più energie per mantenere ritmi di gioco di sapore europeo, potendo dettare il flow nella ripresa. Ci sta. E si sapeva che sarebbe stata una partita difficile.
2. Problemino tattico
Ovvero, come inquadrare Gudmundusson e Beltran insieme in questa squadra. Quella di provare l'argentino nelle vesti di ala tattica per fare le veci di Bove (un abbraccio, di nuovo) era una soluzione già annunciata in settimana, e parzialmente provata contro il LASK. Ieri non ha funzionato. L'idea era che Lucas potesse dare un'intensità simile a quella di Edo nel portare pressione, e muoversi negli spazi per liberare la corsia sulle proposte di Gosens e in funzione dei movimenti imprevedibili di Gud. In realtà, se il tedesco ha dovuto soprattutto preoccuparsi delle sfuriate di Ndoye e Dominguez spingendo pochissimo, di contro l'intesa nelle combinazioni con l'islandese è stata molto approssimativa.
Inoltre, Beltran ha faticato nei riferimenti sul portatore, complice la grande, progressiva fluidità nella costruzione del Bologna. In sintesi, il numero 9 è apparso un po' perso e confuso dal cambio di posizione iniziale, perdendo quel ruolo importante di regista avanzato e al contempo di primo difensore avuto finora. Un qualcosa che non è riuscito a dare neanche Gudmundsson: al netto di alcuni spunti importanti e una lontananza dalla miglior condizione, è innegabile una certa pigrizia dell'ex-Genoa nel lavorare senza palla. Nello specifico, il mancato supporto a Kean, lasciato troppo spesso privo di un rimorchio affidabile, ha semplificato enormemente il lavoro di Beukema e Lucumì, bravi a supportarsi a vicenda nell'addomesticare il centravanti viola.
3. Evil Italiano
Lunedì scorso accennavo a come sarebbe ora iniziato il rush più complicato della Fiorentina, nel quale il Bologna poteva essere una scheggia impazzita. Impazzita come l'ex Vincenzo Italiano al fischio finale, lasciatosi andare a un'esultanza enfatica stigmatizzata dal direttore sportivo Pradé a fine gara.
La faccio molto breve al costo di prendermi degli insulti: chi vince festeggia chi perde fa lezioni su come si festeggia, anche facendo finta di ignorare che quella partita al di là dell'Appennino ha sempre contato tanto, Italiano o meno. E che cosa poco simpatica buttar in mezzo lutti tra una frase su un rigore non concesso e una sulla persona. Ma in fondo sono strategie comunicative; magari a questo giro funzionano.
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui. Il giovedì mattina passa su RadioFirenzeViola.
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