1. Lo squilibrio
Troppo facile trovare nell'assenza forzata di Edoardo Bove la causa di tutti i mali della Fiorentina. Eppure la flessione di rendimento - e risultati - della Fiorentina inizia da lì, dall'indisponibilità del centrocampista romano a seguito di quel drammatico momento nella sfida contro l'Inter.
Non è tanto il valore in sé del giocatore; ma quelle sue caratteristiche particolari (e uniche nella rosa della Fiorentina) rendevano Bove la chiave di volta tattica di Palladino, per la sua capacità di riaggressione furiosa che aiutava a non soffrire difendendo bassi, e per le sue letture degli spazi così utili sulle ripartenze verticali. Oggi, senza questo fattore di equilibrio, la Fiorentina è di nuovo quella scollata e affannata dell'inizio stagione, dove quasi tutto finisce per dipendere da un Moise Kean tanto eroico quanto abbandonato.
Palladino della conferenza post-Napoli ha parlato più volte che tutto dipende da come si guarda il bicchiere, se mezzo pieno o mezzo vuoto. Ha ragione, perché il rendimento della Fiorentina è stato straordinario per tre mesi e l'ha portata nella sua attuale posizione di classifica. Ma volutamente o meno, questo è mettersi sulla difensiva, forse con la consapevolezza da parte del mister di aver toppato il piano gara contro Conte: come a dire, "stiamo calmi e datemi fiducia perché sono sempre quello delle 8 vittorie". Il problema è che, a proposito di strisce di 8 gare, la Fiorentina ha rimediato solo due vittorie (Cagliari e il comico LASK) nelle ultime otto partite ufficiali, compreso il pari di Guimarães e quello - con eliminazione - contro l'Empoli, e un solo punto nelle ultime quattro di campionato.
Si può ancora, anzi si deve, guardare il bicchiere mezzo pieno, perché la classifica pur "normalizzata" (la Fiorentina dopo 18 gare ha un punto in meno dello scorso anno) resta estremamente positiva, per una squadra che ha mostrato di avere mezzi tecnici perfino per migliorare questa situazione e che sarà rinforzata a breve. Però è un fatto che, complice sfide non semplici, la squadra mostra di aver perso equilibri e le soluzioni tentate (Beltran ala, difesa a tre) sono state fallimentari. E poi la classifica ci era stato detto di non guardarla troppo...
2. Lo squilibrio (supporter's version)
A Bologna c'era Italiano che esultava, contro l'Udinese mancava Dodô, a Torino contro la Juve abbiamo pareggiato all'ultimo e Vlahovic non ha segnato. Sembra quasi che più a livello ambientale si cerchi scuse, peggio renda la squadra. Lo 0-3 di Napoli è stato culmine negativo per prestazione e risultato - pur contro un avversario di primissimo livello - dove c'è poco a cui appellarsi. Forse all'arbitro, che di solito è il punto più basso delle giustificazioni da tifoso isterico (un po' come l'inventata persecuzione di un giornalista napoletano cacciato - a suo dire - dal Franchi). Arbitro che sì, ha arbitrato tendenzialmente male, ma non ha, ahinoi, cannato gli episodi chiave, dal gol annullato di Kean al rigore (alquanto netto) di Lukaku.
Mi chiedo sempre quando l'ambiente incida su dei professionisti. Magari c'è una correlazione tra lo squilibrio di una piazza folle di amore (tanto da riempire l'allenamento a porte aperte a Capodanno: puntuale è arrivata la sconfitta che segue quasi ogni seduta con il pubblico, ndr) ma mai lucida dei commenti. Se dopo il ko contro l'Udinese
3. I cambi del mercato
Martinez Quarta va (buone cose ma, con tutto l'affetto, a mai più rivederci), Biraghi sta cercando di piazzarsi telefonando con l'accento svedese, Valentini entra, Folorusho in arrivo come valore aggiunto, quello di profilo di grande fisicità e verticalità da inquadrare in una cornice tattica forse in via di redifinizione.
Il mister insiste a dire che la squadra ha nelle corde la difesa a tre come quella a quattro: in realtà la Fiorentina non sembra digerire le spaziature richieste dai tre dietro (né, soprattutto, l'aggressività uomo su uomo), nonostante tentativi e combinazioni differenti di uomini (si è provato di tutto, da Biraghi braccetto a Moreno). Valentini potrebbe essere un'opzione in tal senso, l'arrivo di Pablo Marì andrebbe in quella direzione. Ma andrebbe capito anche se e quanto possiamo contare su Pongracic, investimento pesante da tutelare e che forse avrebbe lui stesso bisogno di esser tutelato. Il reparto arretrato balla tra un rischio sovraffollamento e una costante carenza di alternative affidabili.
Molto sta al mister, proprio per il fatto che era stato lui ha chiedere a suo tempo determinati e importanti giocatori. Ovverosia, sarà lui a indicare la linea su come orientarsi, tanto per la difesa quanto soprattutto per ritrovare gli equilibri in mezzo al campo, dove è più evidente la sofferenza della squadra. Un nuovo centrocampista muscolare per dare il cambio ad Adli e Cataldi? O per metterlo con Adli e Cataldi? O ancora un'ala con maggiore propensione al lavoro difensivo e senza palla?
“I tre punti del lunedì” sono una rubrica settimanale di SpaceViola, a cura di Federico Castiglioni. Se ti ha convinto o se invece preferisci offenderlo per quanto hai letto, puoi seguirlo o contattarlo qui. Oppure qui. Il giovedì mattina passa su RadioFirenzeViola.
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