Moise Kean brilla ancora, non solo con il club, ma anche con la nazionale italiana. L'attaccante della Fiorentina, dopo aver giocato qualche minuto contro la Francia venerdì scorso, si mette in mostra contro Israele, partendo titolare dal primo minuto, e torna al gol con l'Italia dopo 3 anni (in Viola, contro il Monza, era tornato al gol in campionato dopo più di un anno). Rete che tra l'altro risulta anche decisiva visto il risultato finale di 1-2 per gli Azzurri, con il rischio di farsi rimontare nel finale dai padroni di casa.
Lo stesso Moise nel post-gara ha dichiarato che ciò di cui aveva bisogno era fiducia, cosa che sia Spalletti che Palladino gli stanno dando (e lui la sta ripagando): "Sono tornato per dare una mano alla squadra. L’anno scorso non è andata bene per gli infortuni ma era importante ricominciare così. Alla Fiorentina sono stato accolto benissimo e sento la fiducia del mister. Anche qui, con Spalletti, sento molto la fiducia dell’ambiente. Qui c’è un gruppo unico".
Fiducia. Una parola che dimostra come a questo attaccante, negli ultimi anni alla Juventus, sia mancato proprio questo fattore. Metterlo al centro di un progetto, al centro dell'attacco, proprio come ha fatto la Fiorentina, poteva e potrebbe essere la chiave giusta per tirare fuori il meglio da questo ragazzo classe 2000. Già, perché a 24 anni ancora tutto è da scrivere e nonostante gli 0 gol segnati nell'ultima annata, quella nuova è partita con il piede giusto visti i 4 gol in 7 partite tra club e nazionale.
A Bergamo dunque Moise si candida per un'altra maglia da titolare. Proprio l'Atalanta, squadra contro cui Kean non ha mai segnato e neanche mai vinto in carriera (5 pareggi e 2 sconfitte). E chissà anche al suo fianco, oltre a Colpani, non possa esserci Gudmundsson. Il tridente che la Fiorentina ha sempre pensato di comporre potrebbe essere realtà, anche se l'islandese non ha ancora fatto un minuto in maglia viola e quindi ad ora tutto questo resta un'ipotesi.
(Foto Instagram, @acffiorentina)
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