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Immagine del redattoreManuel Santi

Manetti (ex medico viola) su Bove: "Aspettiamo l'esito degli esami; in Italia protocollo più rigido che all'estero"

Ciò che è successo ad Edoardo Bove durante Fiorentina-Inter ha segnato tutto il mondo dello sport.

Il ragazzo sembra migliorare di giorno in giorno, e uno dei temi più dibattuti delle ultime ore è legato ad un ipotetico rientro in campo del calciatore viola.

A La Nazione è stato intervistato Paolo Manetti, specializzato in medicina dello sport ed ex medico della Fiorentina.

Le sue parole:


Sul malore di Bove:

"Bisogna attendere i risultati degli esami, in particolare della risonanza magnetica, che sarà in grado di chiarire se ci sono cicatrici o anomalie sul cuore.

Servirà uno studio genetico per stabilire se la malattia è di origine genetica, ovvero presente dalla nascita."


Su un ipotetico rientro in campo:

"Anche questo è presto per dirlo.

L'aritmia accusata da Bove può essere causata da una malattia cardiaca strutturale, di origine, per l'appunto, genetica.

Oppure questa tipologia di anomalie cardiache può essere anche di natura isolata ed irripetibile, provocata da un virus che a sua volta può causare una malattia transitoria, come per esempio la miocardite.

Il tutto potrebbe essere stato esasperato da una situazione di valori bassi di potassio, come hanno rilevato gli esami eseguiti.

Nel caso di un arresto cardiaco è difficile, almeno in Italia, che un medico conceda in prima istanza l'idoneità sportiva.

In caso di una tachicardia senza un arresto cardiaco vero e proprio, il giocatore ha più probabilità di tornare in campo."


Sulla prevenzione di certe patologie:

"O perché sono di tipo transitorio, o perché sono ultra strutturali, certe patologie non sono facili da vedere.

La prevenzione per prevedere questi episodi non è ancora stata realizzata, e forse non è realizzabile.

Anche se, dall'inizio delle visite di idoneità sportiva, si è registrata una riduzione del 90% delle morti cardiache improvvise degli atleti."


Sulle differenze di protocollo medico tra Italia ed estero:

"In presenza di un arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare, dove il paziente è sopravvissuto grazie alla defibrillazione, si è in presenza di una situazione aritmia grave e, come nel caso di Eriksen, dovrà essere impiantato un defibrillatore sottocutaneo.

Questo perché dopo un arresto provocato da una patologia simile c'è un alto rischio di recidive.

La possibilità di competere con un defibrillatore impiantato non è nemmeno contemplata nel nostro paese, a qualsiasi livello, anche perché la responsabilità dell'idoneità sportiva ricade solo sul medico.

In Premier League invece è possibile giocare con un defibrillatore sottocutaneo a livello agonistico perché la responsabilità è condivisa tra medico e giocatore, che accetta di correre determinati rischi."


Sulla mancanza di educazione nelle categorie minori:

"Purtroppo manca ancora un'educazione su questo tema.

Nei campi delle categorie minori, nelle palestre, a volte sono presenti defibrillatori che nessuno sa come usare.

Capita che sono tenuti negli armadietti, oppure manca del tutto la manutenzione dell'apparecchio.

È gravissimo, perché se applicato entro i quattro minuti c'è una percentuale molto alta di salvare una vita."



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