Il Verona di Paolo Zanetti propone un gioco moderno e dinamico, un calcio fluido che non si limita a un modulo fisso, ma si adatta a varie situazioni tattiche, anche nel corso della partita. I moduli più utilizzati includono un 4-2-3-1 spesso usato in casa e 3-4-2-1 con una variante al 3-4-3 con interpreti diversi in trasferta, con una preferenza per uno stile di gioco verticale.
Un aspetto fondamentale del sistema di Zanetti è la costruzione dal basso. Il portiere e i due centrali difensivi sono coinvolti nell’impostazione, formando un rombo con il regista a centrocampo. Se quest’ultimo è marcato, l'altro centrocampista arretra per supportare la manovra. Gli esterni si allargano per offrire ampiezza e profondità, iniziando così la prima fase d’attacco.
La difesa, impostata su una linea alta (45m in media, più alta della Fiorentina), ha lo scopo di mantenere la pressione sugli avversari anche nella loro metà campo, ma questo approccio presenta delle insidie.
Per quanto riguarda il centrocampo, il regista (Duda o Belahyane, raramente insieme) è il “cervello” della squadra, incaricato di gestire il possesso e smistare palloni. Questa posizione risulta perfetta per un giocatore che sappia interpretare il gioco, anche se resta spesso lontano dalle zone di conclusione. Accanto al regista, un altro centrocampista di corsa (tipo Serdar) in grado di resistere al pressing avversario, inserirsi e dare verticalità. Il centrocampo di Zanetti è orientato alla corsa e all’aggressività, con giocatori pronti a sostenere l’intensità della partita.
L’attacco si basa sulla presenza fondamentale del trequartista la cui scelta può determinare l’equilibrio della squadra e la sua efficacia in fase offensiva e di prima difesa. In base al modulo, Zanetti può scegliere di schierare un trequartista dietro due punte centrali o due trequartisti più larghi. Il gioco d’attacco prevede spesso triangolazioni strette, verticalizzazioni rapide e sovrapposizioni sugli esterni. L’attaccante centrale non si limita a cercare il gol, ma ha un ruolo prezioso nel creare spazi per i compagni e favorire i loro inserimenti, su questo il ruolo di Tengstedt è fondamentale. Nel caso di una formazione con due punte, una si occupa di attaccare in profondità, mentre l’altra è più orientata al gioco d’area.
In sintesi, questo Verona si prefigge di giocare un calcio piacevole, aggressivo e moderno senza però esserci pienamente riuscito fino ad oggi per i limiti tecnici di alcuni componenti della rosa. Infatti pur avendo una difesa mediamente alta, il risultato del pressing è molto scarso e con un PPDA di 15,04 è migliore solo di quello del Parma in tutta la serie A. Anche la capacità di creare gioco da dietro, tanto provata e voluta dal tecnico, alla fine ha un OPPDA di solo 9, con una ricerca ossessiva della verticale quando il calciatore è pressato, con immediata perdita del possesso.
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