A centinaia di anni dai tempi della faida tra Guelfi e Ghibellini, Firenze è sempre la stessa. Specialmente quando si parla di calcio e di Fiorentina. E allora non poteva certo sfuggire all'illustre tradizione David De Gea, appena arrivato e già al centro del dibattito tra chi da ieri sera non smette di guardare i video delle sue parate e chi continua a sparare sentenze sull'onda del sentito dire.
E pensare che per ricredersi sul conto di De Gea basterebbe informarsi su ciò che ha fatto nel corso della sua carriera. Cresciuto nell'Atletico Madrid, gli sono state sufficienti due stagioni per farsi notare da un certo Sir Alex Ferguson ed essere acquistato dal Manchester United. Con i Red Devils 545 presenze, una Premier League e tanti altri trofei vinti tra cui un Golden Glove - alias miglior portiere del campionato - appena due anni fa. Nel mezzo anche qualche stagione difficile che gli è costata il posto in Nazionale, e forse è stata proprio la mancanza di continuità il vero cruccio del portiere spagnolo.
Contestualizzare, però, è quantomai necessario. Innanzitutto De Gea ha passato un anno senza squadra, ma non completamente fermo. Il ritmo partita senz'altro gli mancherà, ma negli ultimi dodici mesi il portiere spagnolo non ha mai smesso di allenarsi, mantenendo le abitudini e lo stile di vita di quando vestiva la maglia dello United. E poi avere in squadra un campione del genere può portare solo benefici: in campo, nello spogliatoio, e anche per il giovane Martinelli che al suo fianco avrà la possibilità di imparare e crescere tantissimo.
C'erano almeno un centinaio di persone ad accogliere De Gea, scene che a Firenze non si vedevano da troppo tempo. E se questo non basta a convincere gli eterni pessimisti, allora potremmo provare a porci una semplice quanto significativa domanda: come avremmo reagito, anche solo due anni fa, se ci avessero detto che De Gea un giorno avrebbe giocato nella Fiorentina? La risposta è scontata e, di fatto, mette fine a qualunque genere di discussione.
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